Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/227

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linee d’alberi della foresta di Far-West. Sarebbe parso d’essere, per così dire, sulla costa desolata di qualche isola delle regioni antartiche che i ghiacci avessero invasa. I coloni s’arrestarono in quel luogo per far colazione. Un fuoco di frasche fu acceso, e Nab preparò la colazione di carne fredda, a cui aggiunse alcun po’ di thè di Oswego.

Durante il pasto si guardava. Quella parte dell’isola Lincoln era veramente sterile, e contrastava con tutta la regione occidentale; la qual cosa indusse il reporter a fare questa riflessione, che se il caso avesse addirittura gettato i naufraghi su quella plaga, essi si sarebbero fatti del loro futuro dominio un’idea deplorabile.

— Credo anzi che non avremmo potuto giungervi, rispose l’ingegnere, perchè il mare è profondo e non ci offriva uno scoglio per rifugiarci. Dinanzi al Palazzo di Granito vi erano almeno dei banchi, ed un isolotto, che moltiplicavano le probabilità di salvezza. Qui, non altro che l’abisso.

— È singolare, fece osservare Gedeone Spilett, che quest’isola, cotanto piccina, presenti un suolo così variato. Questa diversità d’aspetto non appartiene logicamente se non ai continenti di una certa estensione. Si direbbe per verità che la parte occidentale dell’isola, così ricca e così fertile, sia bagnata dalle acque calde del golfo Messicano e che le sue rive del nord e del sud-est si stendano sopra una specie di mare Artico.

— Avete ragione, mio caro Spilett, rispose Cyrus Smith; è un’osservazione che ho fatto anch’io. Quest’isola, nella sua forma, come nella sua natura, mi sembra strana. La si direbbe un riassunto di tutti gli aspetti che presenta un continente, e non sarei meravigliato che una volta fosse stata un continente.

— Come! un continente in mezzo al Pacifico! esclamò Pencroff.