Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/229

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Sono essi che con un lavoro assiduo hanno fabbricato l’isola Clermont-Tonnerre e molte altre isole di corallo che vanta l’oceano Pacifico. Occorrono quarantasette milioni di codesti infusorî per formare il peso d’un grano, eppure coi sali marini che essi assorbono, cogli elementi solidi dell’acqua che si assimilano, codesti animalucci producono il calcare, ed il calcare forma enormi substruzioni marine, la cui durezza e solidità eguagliano quella del granito. Una volta, nei primi tempi della creazione, la natura, adoperando il fuoco, ha prodotto le terre per sollevamento; ora invece essa incarica animaletti microscopici di sostituire questo agente: la cui forza dinamica all’interno del globo è evidentemente scemata, come prova il gran numero dei vulcani spenti alla superficie della terra. Ed io credo bene che succedendo i secoli ai secoli e gli infusorî agli infusorî, codesto Pacifico potrà mutarsi in vasto continente cui nazioni novelle abiteranno ed inciviliranno alla loro volta.

— Sarà una cosa lunga, disse Pencroff.

— La natura non ha fretta.

— Ma a qual pro nuovi continenti? domandò Harbert. Mi pare che l’odierna estensione delle regioni abitabili basti all’umanità. Ora la natura non fa nulla d’inutile.

— Nulla d’inutile è vero, rispose l’ingegnere, ma ecco come si potrebbe spiegare nell’avvenire la necessità di continenti nuovi, e precisamente su questa zona tropicale occupata dalle isole coralligene; almeno questa spiegazione mi sembra plausibile.

– Vi ascoltiamo, signor Cyrus.

— Ecco il mio pensiero: gli scienziati ammettono generalmente che un giorno il nostro globo finirà, od almeno che la vita animale e vegetale non vi sarà più possibile per causa del raffreddamento intenso che dovrà subire. Non vanno d’accordo che solo circa la causa di questo raffreddamento. Gli uni credono