Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/237

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masero inoperosi. Non mancava nel magazzino la legna tagliata a tavole, ed a poco a poco si completò la mobilia costruendo tavole e sedie solidissime, poichè non si badava al risparmio nel legname.

Questi mobili, un po’ massicci, non giustificavano gran fatto il loro nome che fa della mobilità una condizione essenziale, ma formavano l’orgoglio di Nab e di Pencroff, i quali non li avrebbero barattati coi più preziosi campioni dell’ebanisteria.

Poi i falegnami divennero panierai, e non riuscirono male in questa nuova fabbricazione. Si aveva scoperto, verso la punta che il lago faceva al nord, una feconda vincaja in cui crescevano in gran numero i vimini porporini. Prima della stagione delle piogge, Pencroff ed Harbert avevano raccolto questi utili arbusti, i cui rami, ben preparati, potevano tornare utilissimi. I primi tentativi furono informi, ma grazie all’intelligenza degli operaj, consultandosi, ricordando i modelli che aveano visto, facendo gara fra di loro, non andò molto che il materiale della colonia s’arricchì di panieri e di corbe di varie grandezze.

Il magazzino ne fu fornito, e Nab chiuse in certe ceste speciali le sue raccolte di rizomi, di mandorle di pino-pinocchio e di radici di dragone.

Durante l’ultima settimana di quel mese di agosto il tempo si modificò ancora una volta: scese la temperatura, si quetò la tempesta.

I coloni uscirono al di fuori. Vi erano, certo, due piedi di neve sul greto, ma alla superficie di quella neve indurita si poteva camminare senza gran fatica. Cyrus Smith ed i suoi compagni salirono sull’altipiano di Lunga Vista.

Qual mutamento! I boschi che essi avevano lasciati verdeggianti, specialmente nella parte vicina in cui dominavano le conifere, sparivano allora sotto una tinta uniforme.