Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/241

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zucchero che la sostanza liquida che ricaricano dall’acero, facendo a quest’albero profonde incisioni. Bastava loro adunque raccogliere il liquore in vasi, ed in tale stato lo adoperavano a diversi usi culinari, e tanto meglio in quanto, invecchiando, il liquore tendeva ad imbiancare ed a prendere una consistenza siropposa. Ma vi era di meglio a farsi, ed un giorno Cyrus Smith annunciò ai propri compagni che dovevano trasformarsi in raffinatori.

— Raffinatori! rispose Pencroff. È un mestiere un po’ caldo, credo.

— Caldissimo, rispose l’ingegnere.

— Allora sarà di stagione! replicò il marinajo.

La parola raffinamento non deve dare l’idea di officine complicate, ricche di operaj e di utensili. No; per cristallizzare quel liquore, bastava depurarlo con un’operazione facilissima. Collocato sul fuoco in gran vasi di terra il sugo di acero fu semplicemente sotto posto ad una certa evaporazione, nè andò molto che alla sua superficie salì una schiuma. Non appena essa incominciò a farsi densa, Nab ebbe cura di agitarla con una spatola di legno; il che doveva accelerare l’evaporazione ed impedire al medesimo tempo di pigliare un gusto empireumatico.

Dopo alcune ore di ebullizione sopra un buon fuoco che faceva del bene agli operatori non meno che alla sostanza operata, questa si era trasformata in un sciroppo denso, che fu versato in forme d’argilla, prima fabbricate nel fornello medesimo della cucina, ed alle quali si eran date varie fogge. Il domani quel sci roppo raffreddato formava pani e tavolette. Era zucchero di colore un po’ rossiccio, ma quasi trasparente ed ottimo al gusto.

Il freddo continuò fino a mezzo settembre, ed i prigionieri del Palazzo di Granito incominciavano a trovare la loro prigionia ben lunga. Quasi tutti i giorni tentavano qualche sortita, che non poteva prolungarsi.