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meglio; ma fra tutti i piatti dovevano far la prima figura i pecari saporiti, cotti in istufato. Alle cinque il desinare fu servito nella sala del Palazzo di Granito. Il brodo di kanguro fumava sulla mensa, e fu trovato eccellente.
Al brodo succedettero i pecari, che Pencroff volle trinciare egli stesso e di cui servì mostruose porzioni a ciascuno dei commensali.
Quei porcellini da latte erano davvero squisiti.
Pencroff divorava la propria parte con una foga infernale, quando d’un tratto gli sfuggì un grido ed una bestemmia.
— Che c’è? domandò Cyrus Smith.
— C’è... c’è che mi sono rotto un dente! rispose il marinajo.
— To’! Vi sono adunque dei ciottoli ne’ vostri pecari? disse Gedeone Spilett.
— Così bisogna credere, rispose Pencroff togliendosi dalle labbra l’oggetto che gli costava un molare.
Non era un ciottolo... era un grano di piombo!
FINE DEL VOLUME SECONDO.