Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/245

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Si era al 24 ottobre. In quel giorno Pencroff era andato a visitare le trappole, che teneva sempre convenientemente adescate. Vi rinvenne tre animali che dovevano essere i benvenuti alla dispensa: una femmina di pecari e due suoi piccini. Pencroff tornò al Palazzo di Granito, felice di tale cattura e, come sempre, mostrò pomposamente la sua caccia.

— Faremo un buon pasto, signor Cyrus! esclamava egli, e voi pure, signor Spilett, ne mangerete.

— Sicuro che voglio mangiarne! rispose il reporter; ma che cosa?

— Porcellini da latte.

— Davvero? proprio porcellini da latte! Io credeva che aveste portato una pernice tartufata.

— Come! esclamò Pencroff, fareste lo schizzinoso con un porcellino da latte?

— No, rispose Gedeone Spilett senza mostrare alcun entusiasmo — e purchè non se ne abusi....

— Sta bene, sta bene, signor giornalista, rispose il marinajo, a cui non garbava intendere sprezzare la propria caccia. Voi fate il difficile, e sette mesi sono, quando siamo sbarcati nell’isola, sareste stato felice d’incontrare codesta selvaggina.

— Proprio vero; l’uomo non è mai perfetto nè contento.

— Dopo tutto, soggiunse Pencroff, spero che Nab si farà onore. Osservate, questi due piccoli pecari non hanno neppure tre mesi, devono essere teneri come quaglie.... Via, Nab, andiamo, sorveglierò io stesso la cottura.

Ed il marinajo, seguito da Nab, andò in cucina e si concentrò tutto ne’ suoi lavori culinari. Lo si lasciò fare a suo capriccio. Nab ed egli prepararono adunque un magnifico desinare composto di due piccoli pecari, d’un brodo di kanguri, d’un prosciutto affumicato, di mandorle di pinocchio, di liquore di dragone e di thè di Aswego, in fine di tutto quanto v’era di