Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/244

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parte osservare che Harbert e Gedeone Spilett erano divenuti abili arcieri e che ogni maniera d’animali eccellenti, aguti, kanguri, colombi, ottarde, anitre selvatiche, beccaccini, cadevano sotto le loro freccie. Ma l’ostinato marinajo non voleva sentir ragione, disposto a non lasciar requie all’ingegnere fino a tanto che non avesse soddisfatto al proprio desiderio. Del resto Pencroff appoggiava Gedeone Spilett.

— Se l’isola, come non si può dubitare, diceva egli, contiene animali feroci, bisogna pensare a combatterli ed a sterminarli. Può venire un momento in cui questo sia il nostro primo dovere.

Ma a quel tempo non fu già il quesito delle armi da fuoco che tenne inquieto Cyrus Smith, sibbene quello delle vestimenta, poichè i panni che i coloni portavano avevano passato un inverno, ma non potevano giungere al successivo. Pelli di carnivori o lana di ruminanti, ecco che cosa bisognava procurarsi ad ogni costo. E giacchè i mufloni non mancavano, conveniva pensare ai mezzi di formarne un greggie che si potesse allevare pei bisogni della colonia. Un recinto per gli animali domestici, un cortile preparato per i volatili, in una parola una specie di fattoria da fondare in qualche punto dell’isola: ecco i due disegni importanti da eseguire durante la bella stagione. In conseguenza ed in vista di questi stabilimenti futuri diveniva urgente fare una ricognizione in tutta la parte ignorata dell’isola Lincoln, vale a dire sotto quelle alte foreste che si stendevano sulla riva destra della Grazia, dalla sua foce fino all’estremità dell’isola Serpentina, al pari che su tutta la costa occidentale; ma bisognava un tempo fermo, e doveva trascorrere un mese ancora prima che tale esplorazione potesse intraprendersi con profitto. Si aspettava adunque con una certa impazienza, quando accadde un accidente per cui crebbe ancora il desiderio che avevano i coloni di visitare tutto intero il loro dominio.