Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/260

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pore, impressionati di tutte le conseguenze di codesto incidente importante, malgrado la sua apparenza da nulla. L’apparizione improvvisa di un essere soprannaturale non li avrebbe impensieriti egualmente.

Cyrus Smith non esitò a formulare a bella prima l’ipotesi di cui questo fatto, meraviglioso quanto inaspettato, doveva essere occasione. Egli prese il grano di piombo, lo volse, lo palpò fra l’indice e il pollice, poi disse a Pencroff:

— Siete in grado d’asserire che il pecari ferito da questo pallino aveva appena tre mesi?

— Non di più, signor Cyrus, rispose Pencroff. Esso poppava ancora quando lo trovai nella fossa.

— Ebbene! codesto prova, disse l’ingegnere, che da tre mesi al più fu sparata una schioppettata nell’isola Lincoln.

— E che un grano di piombo ha ferito, ma non ucciso questo animale, soggiunse Gedeone Spilett.

— Ciò è indubitabile, riprese Cyrus Smith. Ecco quanto conviene dedurre da tale incidente: o l’isola era abitata prima del nostro arrivo, o da tre mesi al più vi sono giunti degli uomini, volontariamente o involontariamente, approdando o naufragando. Questo quesito non potrà esser messo subito in chiaro. In quanto a sapere se essi sieno amici o nemici della nostra razza, nulla ci può permettere d’indovinarlo, e se ancora abitano l’isola o se l’hanno lasciata, neppur questo sappiamo. Ma codesti quesiti c’interessano al vivo e non possiamo starcene un pezzo nell’incertezza.

— No! cento volte no! mille volte no! esclamò il marinajo levandosi da tavola. Non vi sono altri uomini fuorchè noi nell’isola Lincoln. Che diancine! l’isola non è già grande, e se fosse stata abitata avremmo visto qualcuno de’ suoi abitanti.

— In verità, se così non fosse, ci sarebbe da meravigliare, disse Harbert.