Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/275

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dere gli strumenti per forzare la cassa in guisa di guastarla il meno possibile e cominciare l’inventario. Pencroff non cercò di nascondere che era estremamente commosso.

Il marinajo cominciò a staccare i due barili, che essendo intatti, potevano servire a qualche cosa, poi forzò la serratura con una tenaglia, e il coperchio fu subito sollevato.

Un secondo involucro di piombo copriva la cassa, la quale era stata disposta in guisa che gli oggetti che conteneva si trovassero in ogni occorrenza al riparo dall’umidità.

— Attenti! esclamò Nab; che ci sieno delle conserve qua dentro?

— Spero di no, rispose il reporter.

— Se almeno ci fosse... disse il marinajo a bassa voce.

— Che cosa? domandò il reporter.

— Nulla!

Fu spezzato l’invoglio di zinco in tutta la sua larghezza, poi ripiegato sui lati della cassa, e a poco a poco diversi oggetti di natura differenti furono estratti e deposti sulla sabbia. A ogni nuovo oggetto che si estraeva, Pencroff mandava nuovi evviva. Harbert batteva le mani e Nab danzava come un negro. Vi erano dentro dei libri che avrebbero reso Harbert pazzo di gioja, e degli utensili da cucina che Nab avrebbe coperto di baci!

Del resto, i coloni ebbero ragione d’essere soddisfattissimi, perchè la cassa conteva utensili, armi, vestimenta, libri, ed eccone la nomenclatura esatta, quale fu riportata sul taccuino di Gedeone Spilett: