Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/274

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tempo era sulla spiaggia. L’acqua non sembrava essere penetrata nell’interno, onde gli oggetti che conteneva dovevano essere intatti.

Era evidente che quella cassa doveva essere stata gettata di sopra il fasciame d’una nave disalberata che moveva verso l’isola e che, per la speranza che giungesse alla costa e ve la trovassero più tardi, i passeggieri avevano preso la precauzione d’alleggerirla.

— Rimorchieremo questo rottame fino al Palazzo di Granito; colà ne faremo l’inventario; poi se scopriremo qualche superstite del presente naufragio, la consegneremo a’ suoi legittimi proprietarî. Se non troviamo nessuno...

— Ce la terremo per noi! esclamò Pencroff. Ma per Iddio, che cosa può esserci dentro?

Già la marea cominciava a toccare la cassa, che doveva evidentemente galleggiare al momento della massima altezza dell’acqua. Una delle corde che tratteneva i barili fu disciolta in parte, e servì d’ormeggio per legare l’apparecchio galleggiante al canotto. Poi Pencroff e Nab scavarono la sabbia coi loro remi per facilitare lo spostamento della botte, nè andò molto che la scialuppa, rimorchiando la cassa, cominciò a doppiare la punta, a cui fu dato il nome di punta del Rottame.

Il rimorchio era grave e i barili bastavano appena a reggere la cassa fuori dell’acqua, onde il marinajo temeva ad ogni istante che si staccasse e colasse a fondo; ma per fortuna i suoi timori non s’avverarono, e un’ora e mezzo dopo la sua partenza — che tanto c’era voluto per percorrere quelle tre miglia — la piroga toccava la spiaggia dinanzi al Palazzo di Granito.

Canotto e rottame furono allora tirati sulla sabbia, e siccome cominciava già la marea bassa, non tardarono a trovarsi all’asciutto. Nab era andato a pren-