Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/284

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piccoli steli ramosi coperti di lieve peluria, alti un metro, che producevano grani quasi bruni.

— Sai tu che pianta è questa? domandò Harbert al marinajo.

— Tabacco! esclamò Pencroff, che evidentemente non aveva mai visto la sua pianta prediletta se non nel fornello della pipa.

— No, Pencroff, non è tabacco, è senape.

— E sia pure senape, ma se per caso si presentasse una pianta di tabacco, giovinetto mio, non sdegnarla.

— Ne troveremo un giorno o l’altro, disse Gedeone Spilett.

— Davvero! Ebbene, in quel giorno io non so davvero che cosa mancherà alla nostra isola.

Quelle diverse piante, che erano state sradicate con cura, furono trasportate nella piroga che Cyrus Smith, sempre assorto nelle proprie riflessioni non lasciava un istante.

Il reporter, Harbert e Pencroff sbarcarono così molte volte, ora sulla riva destra ora sulla mancina, la quale era meno scoscesa ed insieme meno boschiva. L’ingegnere potè accertarsi, consultando la sua bussola da tasca, che la direzione del fiume, dal primo gomito, era sud-ovest e nord-est e quasi rettilinea per una lunghezza di tre miglia circa. Ma era da supporre che quella direzione si modificasse più lungi e che la Grazia risalisse a nord-ovest verso i contrafforti del monte Franklin, che dovevano alimentarla colle loro acque. In una di quelle escursioni, Gedeone Spilett riuscì a impadronirsi di due coppie di gallinacei viventi. Erano volatili a becco lungo e delicato, dal collo pure lungo, dalle ali corte e senza coda apparente. Harbert diede loro con ragione il nome di critturi, e fu risoluto di far di essi i primi ospiti del futuro cortile.

Finora i fucili non avevano detta la loro, ed il