Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/283

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piena tre giorni dopo, e la piroga, che bisognava mantenere nella corrente, camminò lesta fra le due rive senza che fosse necessario aumentare la velocità coll’aiuto dei remi. In pochi minuti gli esploratori erano giunti al gomito formato dalla Grazia, e precisamente all’angolo in cui sette mesi prima Pencroff aveva costrutto il suo primo traino di legno. Dopo quell’angolo acuto, il fiume incurvandosi volgeva a sud-ovest ed il suo corso si sviluppava sotto l’ombra di grandi conifere perennemente verdi.

Magnifico era l’aspetto delle ripe della Grazia. Cyrus Smith ed i suoi compagni non potevano che ammirare senza riserva i vaghi effetti che la natura ottiene facilmente coll’acqua e cogli alberi. Man mano che s’innoltravano, si modificavano le essenze forestiere: sulla riva destra del fiume si schieravano magnifici campioni delle olmacee, quei preziosi olmi tanto ricercati dai costruttori e che hanno la proprietà di conservarsi lungamente nell’acqua. Poi erano numerosi gruppi appartenenti alla medesima famiglia, e fra gli altri si vedevano loti la cui mandorla produce un olio utilissimo. Più oltre Harbert notò alcune lardizabalate, i cui rami flessibili macerati nell’acqua forniscono eccellenti cordami, e due o tre tronchi di ebanacee che presentano un bel colore nero intersecato da vene capricciose. Ogni tanto, nei luoghi in cui era facile approdare, il canotto s’arrestava. Allora Gedeone Spilett, Harbert e Pencroff, col fucile in mano, preceduti da Top, battevano la spiaggia. Senza contare la selvaggina, potevano incontrarsi alcune piante utili che non bisognava punto sdegnare, ed il giovane naturalista fu servito secondo i propri desiderî, perchè scoprì una specie di spinacci selvatici della famiglia delle chenopodee, e molte famiglie di crocifere appartenenti al genere cavolo, che doveva certo essere facile ad incivilire col trapiantamento. Erano crescione, ravanelli, rape ed infine