Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/282

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birra e di liquori fermentati: vale a dire il tanto da sostentarsi per tre giorni: il massimo tempo che Cyrus Smith assegnava all’esplorazione. D’altra parte si faceva conto di rinnovare le provviste per via all’occorrenza, e Nab non dimenticò il fornelletto portatile.

In fatto d’utensili i coloni presero le due accette da legnajuolo, che dovevano servire ad aprire un sentiero nella fitta foresta, e in fatto d’istrumenti il cannocchiale e la bussola da tasca.

Per armi si scelsero i due fucili a pietra, più utili in quell’isola che non fossero i fucili a percussione, per ciò che non adoperavano altro che il silice, facile a sostituire, mentre gli altri richiedevano le capsule fulminanti, che si dovevano consumare assai presto coll’uso.

Nondimeno fu pure presa una delle carabine e qualche cartuccia. Quanto alla polvere, di cui i barili contenevano circa cinquanta libbre, bisogno pur portarne una certa provvista; ma l’ingegnere faceva conto di fabbricare una sostanza esplosiva che permettesse di farne economia.

Alle armi da fuoco si aggiunsero i cinque coltellacci colla guaina di cuojo; in queste condizioni i coloni potevano arrischiarsi in quell’ampia foresta con probabilità di cavarsi d’impaccio.

È inutile aggiungere che Pencroff, Harbert e Nab erano al colmo dei loro voti, benchè Cyrus Smith avesse fatto prometter loro di non sparare una schioppettata senza necessità. Alle sei del mattino la piroga era spinta in mare. S’imbarcarono tutti, compreso Top, e si diressero verso la foce della Grazia.

La marea saliva solo da mezz’ora. Vi eran dunque alcune ore di flusso, di cui bisognava trarre partito, perchè più tardi il riflusso dovea rendere difficile il risalire il fiume.

Il flusso era già forte, perchè la luna doveva essere