Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/291

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rivo, la cui larghezza allora non passava i venti piedi. Una fitta volta di verdura s’incurvava sopra il suo letto, avvolgendolo in una penombra. S’udiva pure il rumore abbastanza distinto d’una cascata d’acqua che indicava ad un centinajo di passi più su la presenza d’un ostacolo naturale. E di fatto ad un’ultima gira volta del fiume apparve attraverso gli alberi una cascata. Il canotto toccò il fondo del letto, ed alcuni istanti dopo era ormeggiato ad un tronco presso la riva destra.

Erano le cinque all’incirca e gli ultimi raggi del sole, passando sotto il fitto fogliame, percotevano di sbieco la cascatella, il cui umido polverio splendeva dei colori dell’iride. Più oltre il letto della Grazia spariva sotto il bosco, dove si alimentava in qualche nascosta sorgente. I diversi rigagnoli che affluivano lungo il suo corso ne facevano più giù un vero fiume; ma allora non era più se non un ruscello limpido senza profondità.

Si posero le tende in quel luogo medesimo, ch’era delizioso; i coloni sbarcarono, e fu acceso un fuoco sotto un gruppo di larghi perlari, fra i rami dei quali Cyrus Smith ed i suoi compagni potevano al bisogno trovare un ricovero per la notte. La cena fu presto divorata, perchè si aveva fame, e più non si trattò che di dormire. Ma essendosi verso il tramonto uditi alcuni ruggiti di natura sospetta, fu alimentato il focolare per la notte in guisa da proteggere i dormienti; Nab e Pencroff vegliarono insieme, dandosi il cambio, e non risparmiarono il combustibile.

Forse non s’ingannarono quando credettero di vedere alcune ombre di animali vagare nei dintorni sotto il bosco o fra i rami; ma passò la notte senza accidenti, ed il domani, 31 ottobre, alle cinque del mattino, erano tutti in piedi pronti a partire.