Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/295

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mando che cinque minuti nell’interesse della nostra colazione.

E Pencroff, coricandosi sull’argine, tuffò il braccio nelle acque vive, e fece in breve saltare alcune dozzine di bei gamberi che formicolavano fra le roccie.

— Questo sarà buono! esclamò Nab, venendo in ajuto al marinajo.

— Ve lo dico io! eccettuato il tabacco, v’è di tutto in quest’isola, mormorò Pencroff con un sospiro.

In meno di cinque minuti si fece una pesca miracolosa, perchè i gamberi pullulavano nel rivo.

Di quei crostacei, il cui guscio aveva un colore azzurro cobalto e che portavano un rostro armato d’un picciol dente, fu riempiuto un sacco, poi si continuò la strada.

Dacchè seguivano il margine di quel nuovo corso d’acqua, i coloni camminavano più facilmente e più spediti. D’altra parte, le rive erano vergini d’ogni umana pedata. Ogni tanto si vedevano traccie lasciate d’animali di grossa statura che venivano abitualmente a dissetarsi in quel rigagnolo, ma nulla più.

E non era ancora in questa parte del Far-West che il pecari aveva ricevuto il pallino che a Pencroff era costato un molare.

Pur considerando quella rapida corrente che fuggiva verso il mare, Cyrus Smith fu tratto a supporre che i suoi compagni e lui fossero molto più lontani dalla costa occidentale di quanto credessero. Infatti, a quell’ora, la marea saliva sul litorale, ed avrebbe dovuto far piegare il corso del rivo, se la sua foce non fosse stata che a poche miglia. Ora ciò non avveniva, ed il filo dell’acqua seguiva il pendío naturale del letto. L’ingegnere dovette dunque essere molto stupito, e consultò di frequente la bussola, per accertarsi che il rivo, piegando, non lo riconducesse nell’interno del Far-West.

Pure il letto di quel rigagnolo s’allargava a poco