Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/297

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massima elevazione, non dovevano mai giungere al livello del fiume, il cui letto formava come una gora superiore; e senza dubbio dovevano passare milioni di anni innanzi che le acque avessero rôso quell’in graticolato di granito e scavato una foce praticabile. Laonde, di comune accordo, fu dato a quel corso d’acqua il nome di rivo della Cascata.

Al di là, verso il nord, il lembo della foresta si prolungava per uno spazio di due miglia circa, poi gli alberi si facevano radi, e, più oltre, pittoresche alture si disegnavano seguendo una linea quasi dritta che correva da nord a sud. Al contrario, in tutta la parte del litorale compresa fra il rivo della Cascata, ed il promontorio del Rettile, non erano che masse boschive, alberi magnifici, dritti gli uni, curvi gli altri, di cui la lunga ondulazione del mare veniva a bagnare le radici. Ora gli era da quella parte, vale a dire su tutta la penisola Serpentina, che doveva essere continuata l’esplorazione, poichè quella parte del litorale offriva rifugi che l’altra, arida e selvaggia, avrebbe evidentemente negato ai naufraghi, qualunque si fossero.

Il tempo era bello e limpido, e dall’alto d’un dirupo, su cui Nab e Pencroff preparavano la colazione, lo sguardo poteva estendersi lontanamente. L’orizzonte era limpidissimo, non si vedeva alcuna vela in alto mare. In tutto il litorale, non una nave, nè un rottame. Ma l’ingegnere non doveva sentirsi rassicurato in questo proposito, se non quando avesse esplorato la costa sino all’estremità della penisola Serpentina.

La colazione fu fatta alla lesta, ed alle undici e mezzo Cyrus Smith diede il segnale della partenza. Invece di percorrere sia la cresta del dirupo, sia un greto di sabbia, i coloni dovettero seguire gli alberi in maniera da rasentare il litorale.

La distanza che separava la foce del rivo della