Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/317

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l’altro usciva ad ogni istante per vedere se Top facesse buona guardia. Solo Cyrus Smith aspettava colla consueta pazienza, benchè la sua ragione tenace si arrabbiasse sentendosi dinanzi ad un fatto assolutamente inesplicabile, e si incollerisse pensando che intorno a lui, sopra di lui fors’anco, stava una potenza a cui non poteva dare un nome. Gedeone Spilett era, intorno a ciò, della stessissima opinione, ed entrambi parlarono più volte delle inesplicabili circostanze che facevano vane la loro perspicacia e la loro esperienza. Vi era certamente un mistero nell’isola: ora, come spiegarlo? Harbert non sapeva che pensare ed avrebbe voluto interrogare Cyrus Smith. Quanto a Nab, egli aveva finito col dirsi che tutto ciò non riguardava lui, ma solo il suo padrone, e se egli non avesse temuto di dispiacere ai compagni, avrebbe dormito in quella notte coscienziosamente come sul lettuccio del Palazzo di Granito. Più di tutti si arrabbiava Pencroff.

— È una burla, diceva egli; ebbene, a me non piacciono le burle, e se mi cade fra le mani il burlone, disgraziato lui!

Appena apparvero nell’est le prime luci dell’alba, i coloni, convenientemente armati, si recarono alla spiaggia, al lembo delle scogliere.

Il Palazzo di Granito, che riceveva direttamente i raggi del levante, non doveva tardare ad illuminarsi. Ed in fatti, verso le cinque, le finestre, le cui imposte erano chiuse, apparvero attraverso le loro cortine di fogliame. Da quella parte tutto era in ordine, ma un grido uscì dal petto dei coloni quando videro spalancata la porta che essi avevano chiusa prima della partenza.

Qualcuno s’era introdotto nella casa, non v’era più dubbio. La scala superiore, tesa ordinariamente dal pianerottolo alla porta, era al suo posto, ma la scala inferiore era stata rilevata. Evidentemente gli in-