Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/364

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cinquantamila grani per moggio, danno settecentocinquantamila grani.

— Ebbene, questa volta li semineremo tutti, meno una piccola riserva.

— Sì, Pencroff, e se il prossimo raccolto dà una eguale quantità di grano, ne avremo quattromila moggia.

— E mangeremo del pane?

— E mangeremo del pane.

— Ma bisognerà fare un mulino.

— Lo faremo.

Il terzo campo di grano fu più vasto dei primi senza paragone, e la terra, preparata con cura, ricevette la preziosa semente. Ciò fatto, Pencroff tornò ai suoi lavori. In questo tempo Gedeone Spilett ed Harbert cacciavano nei dintorni e s’avventurarono nelle parti più interne del Far-West, coi fucili carichi a palla e pronti ed ogni brutto incontro.

Era un labirinto d’alberi magnifici e stretti l’uno contro l’altro come se lo spazio fosse loro mancato. L’esplorazione di quelle parti boschive era difficilissima, ed il reporter non s’arrischiava mai senza portar seco la bussola da tasca, perchè a stento il sole attraversava i fitti rami, e sarebbe stato difficile trovar la via. Accadeva naturalmente che la selvaggina era più rara in quei luoghi in cui non avrebbe avuto sufficiente libertà di movimento; pure tre grossi erbivori furono uccisi nell’ultima quindicina d’aprile. Erano koulas, quelli di cui i coloni avevano già visto un campione al nord del lago, e si lasciarono uccidere stupidamente fra i grossi rami degli alberi sui quali avevano cercato rifugio. Le loro pelli furono por tate al Palazzo di Granito, e coll’ajuto dell’acido solforico, sottoposte ad una specie di concia che le rese utili.

Una scoperta, preziosa pure per un altro rispetto, venne fatta in una di tali escursioni, e fu dovuta a Gedeone Spilett.