Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/366

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il tempo, piuttosto lungo, che fu necessario a disseccare le foglie sottili, triturarle e sottoporle ad una certa torrefazione sopra pietre calde. Ciò durò circa due mesi, ma tutte codeste manipolazioni poterono esser fatte senza saputa di Pencroff, il quale, occupato nella costruzione del battello, non tornava al Palazzo di Granito se non all’ora di andare a letto.

Ancora una volta però la sua bisogna favorita fu interrotta, e questo avvenne il primo maggio, per causa di un’avventura di pesca, alla quale tutti i coloni dovettero prender parte.

Da qualche giorno s’era potuto osservare in mare, a due o tre miglia al largo, un enorme animale che nuotava nelle acque dell’isola Lincoln. Era una balena grossissima, che verosimilmente doveva appartenere alla specie australe detta “balena del capo”.

— Che fortuna sarebbe se ce ne potessimo impadronire! esclamò il marinajo. Ah! se avessimo una barca adattata ed un rampone in buono stato!

— Eh, Pencroff! disse Gedeone Spilett, mi sarebbe piaciuto vedervi maneggiare il rampone. Dev’essere curioso.

— Curiosissimo.

— E non senza pericolo, disse l’ingegnere; ma posto che non abbiamo i mezzi per assalire quell’animale, è inutile occuparcene.

— Mi fa maraviglia, disse il reporter, di vedere una balena sotto una latitudine relativamente elevata.

— E perchè mai, signor Spilett? rispose Harbert; noi siamo precisamente su quella parte del Pacifico che i pescatori inglesi ed americani chiamano “il campo delle balene”, ed è qui, fra la Nuova Zelanda e l’America del Sud, che le balene dell’emisfero australe s’incontrano in più gran numero.

— Nulla di più vero, rispose Pencroff, e ciò che mi sorprende è anzi che non ne abbiamo mai visto.