Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/67

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quello il suo primo esperimento e che del resto egli non aveva il merito dell’invenzione.

— In ogni caso, aggiunse, nella situazione in cui siamo bisogna aspettarci a veder ben altro.

I tetras furono attaccati per le zampe, e Pencroff, lieto di non tornare a mani vuote, e vedendo che il giorno cominciava a scendere, giudicò conveniente di rimettersi in cammino verso la comune abitazione.

La via da seguire era naturalmente indicata dal corso del fiume che bastava ridiscendere; verso le sei ore, stanchi della loro escursione, Harbert e Pencroff rientravano nei Camini.


CAPITOLO VII.


Nab non è ancora di ritorno — Le riflessioni del reporter — La cena — Una cattiva notte che si prepara — La tempesta è formidabile — Si parte di notte — Lotta contro la pioggia ed il vento. — Ad otto miglia dal primo accampamento.

Gedeone Spilett immobile, colle braccia incrociate, era allora sulla spiaggia guardando al mare, il cui orizzonte si confondeva all’est con una grossa nuvola nera che saliva rapidamente verso lo zenit. Il vento era più forte e cresceva col declinare del giorno. Il cielo aveva un sinistro aspetto e si facevan manifesti i sintomi di un uragano.

Harbert entrò nei Camini, e Pencroff si diresse incontro al reporter, il quale, tutto assorto, non lo vide venire.

— Avremo una cattiva notte, signor Spilett, disse il marinajo; pioggia e vento da far allegria alle procellarie 1.

Il reporter voltandosi vide Pencroff, e le sue prime parole furono queste:

  1. Uccelli di mare che amano di svolazzare in mezzo alle burrasche.