Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/68

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— A qual distanza dalla costa la navicella ha, secondo voi, ricevuto il colpo di mare che portò via il nostro compagno?

Il marinajo non s’aspettava questa domanda; penso un istante, e rispose:

— A due gomene al più.

— Ma che cosa è una gomena? domandò Gedeone Spilett.

— Centoventi braccia circa, e seicento piedi.

— Dunque, disse il reporter, Cyrus Smith sarebbe scomparso a mille e dugento piedi al di più dalla spiaggia?

— Circa, rispose Pencroff.

— Ed il suo cane anch’esso?

— Anch’esso.

— Mi meraviglia, aggiunse il reporter, che ammettendo che il nostro compagno sia perito, e anche Top abbia trovato la morte, nè il corpo del cane nè quello del suo padrone siano stati buttati alla spiaggia.

— Non v’è da meravigliarsi con un mare tanto grosso; e poi può darsi che le correnti li abbiano portati più lungi sulla costa.

— Dunque è proprio il vostro avviso che il nostro compagno sia perito nelle onde? domandò ancora una volta il reporter.

— È il mio avviso.

— Ed il mio, disse Gedeone Spilett, salvo ciò che devo alla vostra esperienza, è che il doppio fatto della scomparsa assoluta di Cyrus e di Top, vivi o morti, ha qualche cosa di inesplicabile e d’inverosimile.

— Io vorrei pensare come voi, signor Spilett, rispose Pencroff. Disgraziamente, oramai sono convinto.

Ciò detto il marinajo tornò ai Camini. Un buon fuoco scoppiettava nel focolare; Harbert vi aveva gettato un fastello di legna secca e la fiamma man dava bagliori ad illuminare le parti tenebrose del corridojo.