Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/81

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attraverso la sabbia. Ma non aveva nulla per attingere l’acqua; in quelle dune non si trovava una conchiglia? Il giovinetto dovette accontentarsi di bagnare la pezzuola nel ruscello e tornò di corsa alla grotta.

Quella pezzuola bagnata bastò a Gedeone Spilett, il quale voleva solo umettare le labbra dell’ingegnere. Le molecole d’acqua fresca produssero un effetto quasi immediato. Un sospiro uscì dal petto di Cyrus Smith, il quale parve anzi cercasse di pronunciare qualche parola.

— Lo salveremo, disse il reporter.

Nab si era rincorato a queste parole; egli svestì il padrone per vedere se nel corpo non avesse qualche ferita; la testa, il dorso, le membra non avevano contusioni di sorta e nemmeno scorticature; cosa meravigliosa, poichè il corpo di Cyrus Smith aveva dovuto essere rotolato in mezzo agli scogli; le mani anch’esse erano intatte e non si poteva spiegare in qual modo l’ingegnere non portasse alcuna traccia degli sforzi che aveva dovuto fare per oltrepassare la linea delle scogliere.

Ma la spiegazione di codesto particolare doveva venir più tardi; quando Cyrus Smith potesse parlare narrerebbe l’accaduto; per ora si trattava di richiamarlo in vita, ed era probabile che le frizioni bastassero a produrre tale risultato; ed è ciò che fu fatto colla camiciola del marinajo. L’ingegnere, riscaldato da quel brusco strofinamento, mosse leggermente le braccia e cominciò a respirare in maniera più regolare. Egli moriva di sfinimento, e certo senza l’arrivo del reporter e dei compagni la era finita per lui.

— L’avete dunque creduto morto il vostro padrone? domandò il marinajo a Nab.

— Sì, morto, rispose Nab, e se Top non vi avesse trovati, se non foste venuti, lo avrei seppellito e sarei morto accanto a lui.

Cyrus Smith l’aveva scappata bella! Nab raccontò