Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo II, Milano, Guigoni, 1890.pdf/110

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— Non è probabile, rispose l’ingegnere, perchè lo yact non sceglierebbe la stagione invernale per avventurarsi in queste lontane regioni. O lo yact è già stato all’isola Tabor, e ne è ripartito, o non vi andrà che più tardi, e nei primi giorni di bel tempo avremo campo d’andare all’isola Tabor e di lasciarvi una notizia.

— Bisogna confessare, osservò Nab, che sarebbe la gran disgrazia se il Duncan fosse tornato in questi mari da qualche mese soltanto!

— Spero di no, aggiunge l’ingegnere, spero che il Cielo non ci avrà tolto l’unica speranza che ancora ci rimanga.

— Credo, disse il reporter, che in tutti i casi potremo accertare la cosa quando torneremo all’isola Tabor, perchè se gli Scozzesi vi hanno approdato, avranno necessariamente lasciato qualche traccia del loro passaggio.

— Ciò è evidente, rispose l’ingegnere. Dunque, amici miei, poichè abbiamo questa speranza di tornare in patria, aspettiamo pazienti, e se ci sarà tolta, vedremo allora che cosa ci convenga fare.

— In ogni caso, disse Pencroff, s’intende che se lasceremo l’isola Lincoln in un modo o nell’altro, non sarà già perchè ci stiamo male.

— No, Pencroff, rispose l’ingegnere, sarà perchè siamo lontani da tutto ciò che un uomo deve amare di più al mondo: la famiglia, gli amici, il paese natale.

Così stabilite le cose, non si parlo più della costruzione d’una nave tanto grande da avventurarsi sia fino agli arcipelaghi del nord, sia fino alla Nuova Zelanda nell’ovest, e si pensò solo ai lavori consueti in vista d’un terzo svernamento al Palazzo di Granito.

Fu però deciso di adoperare la scialuppa, prima del brutto tempo, a fare un viaggio intorno all’isola. La ricognizione completa delle coste non era ancora