Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo II, Milano, Guigoni, 1890.pdf/157

Da Wikisource.

dizione, era probabile che alcuni uomini dell’equipaggio rimanessero a terra.

Bisognava adunque combattere, bisognava distruggere fino all’ultimo quei miserabili, indegni di pietà.

Così pensò Ayrton, ed egli sapeva bene che Cyrus Smith sarebbe stato del suo avviso.

Ma la resistenza coronata da vittoria era poi possibile? Questo dipendeva dall’armamento del brik e dal numero d’uomini del suo equipaggio, ed è appunto quanto Ayrton risolvette di riconoscere ad ogni costo; siccome un’ora dopo il suo arrivo le vociferazioni avevano cominciato a quetare, e molti dei deportati erano già immersi nel sonno dell’ebbrezza, Ayrton non esitò ad avventurarsi sul ponte dello Speedy che, spenti i lumi, rimaneva allora in una oscurità profonda.

Si issò adunque sul tagliamare e per il bompresso giunse al castello di prua del brik; cacciandosi allora fra i deportati, che giacevano qua e colà, fece il giro del bastimento, e riconobbe che lo Speedy era armato di quattro cannoni, i quali dovevano lanciare delle palle di otto o dieci libbre. Si accertò anzi, toccandoli, che i cannoni si caricavano dalla culatta; erano dunque armi moderne di facile maneggio e di terribile effetto.

Quanto agli uomini coricati sul ponte dovevano essere in numero di dieci circa, ma era da supporre che altri assai più dormissero nell’interno del brik; e d’altra parte, ascoltandoli parlare, Ayrton aveva creduto di comprendere che fossero una cinquantina.

Eran molti davvero per i sei coloni dell’isola Lincoln! ma se non altro, grazie all’abnegazione d’Ayrton, Cyrus Smith non doveva essere colto alla sprovvista e poteva pigliar le sue disposizioni conoscendo le forze degli avversarî.

Più non rimaneva adunque altro da fare, ad Ayrton, se non tornare a rendere conto ai compagni della