Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo II, Milano, Guigoni, 1890.pdf/158

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propria missione, e si preparava a tornare a prua della nave per rituffarsi di là in mare.

Ma a quest’uomo, il quale voleva — lo aveva detto — far qualche cosa più del proprio dovere, venne allora un pensiero eroico; ed era di sagrificare la propria vita per salvare l’isola ed i coloni. Cyrus Smith non potrebbe evidentemente resistere a cinquanta banditi armati di tutto punto, i quali, sia penetrando a viva forza nel Palazzo di Granito, ossia stringendo d’assedio gli abitanti fino a pigliarli colla fame, dovevano inevitabilmente trionfare. Ed allora egli si raffigurò i suoi salvatori, coloro che avevano rifatto di lui un uomo, un onest’uomo, coloro ai quali egli doveva ogni cosa, se gl’immaginò uccisi senza pietà; immagino distrutte le loro fatiche, l’isola mutata in un ricovero di pirati, e disse a sè stesso che in fine dei conti era egli, Ayrton, la causa prima di tanti disastri, poichè il suo antico compagno, Bob Harvey, non aveva fatto che porre in atto i suoi proprî disegni. E fu preso da un irresistibile bisogno di far saltare in aria il brik e con esso tutto l’equipaggio e sè medesimo. Non esitò. Giungere alla soda delle polveri, che è sempre situata a poppa d’una nave, era facile cosa. Non doveva mancare la polvere ad un bastimento che faceva un simile mestiere, e doveva bastare una scintilla per distruggerlo in un istante.

Ayrton si calò con precauzione nel traponti ingombro di molti dormienti, cui l’ubbriachezza più che il sonno teneva assopiti. Un fanale ardeva a’ piedi del grand’albero, intorno al quale erano appese armi da fuoco d’ogni fatta.

Ayrton staccò una rivoltella e si assicurò che fosse carica. Non gli bisognava di più per compiere l’opera di distruzione. Si cacciò adunque a poppa in modo da giungere al casseretto in cui doveva essere la soda.

Era però difficile camminare in quel traponti oscuro,