Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo II, Milano, Guigoni, 1890.pdf/178

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lo scafo del brik potesse essere visitato in ogni sua parte.

Quando i rottami si trovarono al sicuro sul greto, Cyrus Smith ed i suoi compagni si unirono alcuni istanti per far colazione, poichè morivano di fame. Per fortuna la dispensa non era lontana e Nab poteva vantarsi d’essere un cuoco molto spiccio. Si mangiò adunque vicino ai Camini, e durante il pasto non si parlò d’altro che dell’avvenimento inaspettato per cui era stata miracolosamente salvata la colonia.

— Miracolosamente proprio! esclamò Pencroff, perchè bisogna pur confessare che quei mariuoli sono saltati in aria al momento buono. Il Palazzo di Granito cominciava a non offrire tutti i comodi.

— Immaginate voi, Pencroff, domandò Gedeone Spilett, come sia andata la cosa, e che abbia potuto cagionar lo scoppio del brik?

— Eh! nulla di più semplice; una nave di pirati non è già tenuta come una nave da guerra. I pirati non sono marinaj. È certo che le sode del brik erano aperte perchè si cannoneggiava di continuo: un’imprudenza qualsiasi avrà cagionato lo scoppio.

— Signor Cyrus, disse Harbert, ciò che mi stupisce è che l’esplosione non abbia prodotto maggior effetto; la detonazione non è stata forte e tutto sommato i rottami sono pochi. Si direbbe che la nave sia colata a fondo meglio che scoppiata.

— Ti stupisce questo, figliuol mio? domandò l’ingegnere.

— Sì, signor Cyrus.

— E me pure, Harbert, rispose l’ingegnere; ma quando visiteremo lo scafo del brik avremo, senza dubbio la spiegazione del fatto.

— Ah! signor Cyrus, disse Pencroff, non volete già pretendere che lo Speedy sia semplicemente colato a fondo come una nave che batta contro uno scoglio?