Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo II, Milano, Guigoni, 1890.pdf/303

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mava un piccolo lago. Ma la vôlta, le pareti laterali, le muraglie, tutti quei prismi, tutti quei cilindri, tutti quei coni erano immersi nel fluido elettrico, così che lo splendore sembrava loro proprio e si avrebbe potuto dire di quei macigni faccettati, come dei dia manti di gran prezzo, che “sudavano la luce.”

Nel centro del lago un lungo oggetto fusiforme si librava alla superficie delle acque, silenzioso, immobile; il bagliore fuggiva dai suoi fianchi come da gole di forno che fossero state scaldate a bianco. Questo apparecchio, simile al corpo d’un enorme cetaceo, era lungo dugento cinquanta piedi circa e si elevava da dieci a dodici piedi sopra il livello del mare.

Il canotto vi si accostò lentamente.

Cyrus Smith, che stava a prua, si era levato in piedi e guardava in preda ad una violenta agita zione, poi ad un tratto afferrando il braccio del reporter:

– Ma è lui, non può essere che lui! esclamò; lui!...

E ricadde sulla panca, mormorando un nome che solo Gedeone Spilett intese.

Senza dubbio il reporter conosceva quel nome, perchè l’udirlo pronunziare fece in lui un effetto prodigioso. Egli rispose con voce sorda:

– Lui! un uomo fuori della legge!...

– Lui! disse Cyrus Smith.

Ad un ordine dell’ingegnere, il canotto si accostò al singolare apparecchio galleggiante, approdò all’anca sinistra, dalla quale sfuggiva un fascio di luce attraverso un grosso vetro.

Cyrus Smith ed i compagni salirono sulla piattaforma. Vi era un boccaporto aperto, e tutti si slanciarono giù per l’apertura.

A’ piedi della scala si disegnava una corsia interna, rischiarata elettricamente, ed in capo a quella corsia si apriva una porta, che Cyrus Smith spinse.

Una ricca sala, che fu attraversata a passo rapido