Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo II, Milano, Guigoni, 1890.pdf/304

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dai coloni, metteva nella biblioteca, nella quale un soffitto luminoso versava un torrente di luce.

In fondo alla biblioteca era una larga porta, chiusa anch’essa. L’ingegnere l’aprì.

Un’ampia sala, specie di museo, in cui erano accumulate, con tutti i tesori della natura, le maraviglie dell’arte e dell’industria, apparve agli occhi dei coloni, i quali si dovettero credere trasportati per incantesimo nel mondo dei sogni.

Sdrajato sopra un ricco divano, videro essi un uomo, il quale non parve accorgersi della loro presenza.

Allora Cyrus Smith alzò la voce, e, con massimo stupore dei compagni, pronunziò queste parole:

– Capitano Nemo, ci avete chiamati; eccoci!


CAPITOLO XVI.

Il capitano Nemo – Le sue prime parole – La storia d’un re dell’Indipendenza – L’odio degli invasori – I suoi compagni — La via sottomarina – Solo — L’ultimo rifugio del Nautilus all’isola Lincoln – Il genio misterioso dell’isola.

A queste parole l’uomo coricato si drizzò, e la sua faccia apparve in piena luce. Magnifica testa, fronte alta, sguardo fiero, bianca la barba, i capelli copiosi e gettati indietro.

Quell’uomo s’appoggiò colla mano alla spalliera del divano che aveva lasciato. Il suo sguardo era sereno. Si vedeva che una lenta malattia l’aveva consumato a poco a poco; ma la sua voce era forte ancora, quando disse in inglese con accento che dinotava una gran maraviglia:

– Io non ho nome, signore.

– Vi conosco, rispose Cyrus Smith.

Il capitano Nemo fissò uno sguardo ardente sull’ingegnere, come se avesse voluto annientarlo.