Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo II, Milano, Guigoni, 1890.pdf/61

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stata che Pencroff non avesse ritrovato il naufrago dell’isola Tabor, o che per lo meno il disgraziato non avesse voluto lasciar l’isola e cambiare quella prigione con un’altra.

Ed infatti Pencroff, Gedeone Spilett ed Harbert erano soli sul ponte del Bonaventura. Nel momento in cui il battello venne a costa, l’ingegnere e Nab lo aspettavano sulla spiaggia, e prima che i passeggieri fossero saltati sulla sabbia, Cyrus Smith diceva loro:

— Siamo pur stati inquieti del vostro ritardo, amici miei! Vi è forse accaduta qualche disgrazia?

— No, rispose Gedeone Spilett, tutto è andato a maraviglia, al contrario: vi conteremo la cosa.

— Peraltro le vostre ricerche sono fallite, perchè non siete che tre, come alla partenza.

— Scusate, signor Cyrus, siamo quattro.

— Avete ritrovato il naufrago?

— Sì.

— E l’avete condotto con voi?

— Sì.

— Vivo?

— Sì.

— Dov’è? chi è?

— È, rispose il reporter, o per dir meglio era un uomo; ecco, Cyrus, tutto quello che vi possiamo dire.

L’ingegnere fu subito messo al fatto di quanto era accaduto durante il viaggio. Gli si narrò come si erano fatte le ricerche, gli si apprese come l’unica abitazione dell’isola fosse abbandonata da un pezzo, e come infine si fosse fatta la cattura d’un naufrago che non sembrava appartenere alla razza umana.

— Tanto, aggiunse Pencroff, che non so se abbiamo fatto bene a condurlo qui.

— Certo che avete fatto bene, Pencroff, rispose vivamente l’ingegnere.

— Ma il disgraziato non ha più ragione.