Pagina:Verne - Racconti fantastici, 1874.pdf/123

Da Wikisource.

capitolo i. 125


«Non vi par di vederli questi viaggiatori nelle tenebre che ascoltano quel rumore incomprensibile. Urteranno essi contro una torre o cadranno sopra i tetti d’una casa?

«— Intendi, sembra il rumore del mare.

«— Impossibile!

«— È il muggito delle onde.

«— È vero.

«— Luce, luce!

«Dopo cinque tentativi infruttuosi, Andreoli riuscì ad accendere la lanterna. Erano le tre, il rumore delle onde si fece intendere con violenza. Essi toccavano quasi la superficie del mare.

«— Siamo perduti, gridò Zambecarri, e prese un grosso sacco di zavorra.

«— A noi, gridò Andreoli.

«La navicella toccava l’acqua e le onde coprivano loro il petto.

«— In mare gli strumenti, le vestimenta, il danaro!

«Gli aeronauti si spogliarono interamente. Il pallone, alleggerito, si sollevò con terribile velocità. Zambecarri fu preso da vomito forte, Grossetti ebbe sbocchi copiosi di sangue. I disgraziati non potevano parlare, tanto la loro respirazione era corta. Furon presi dal freddo ed in un istante coperti di uno strato di ghiaccio. La luna parve loro rossa come sangue.

«Dopo di aver percorso quelle alte regioni per una mezz’ora, il pallone ricadde in mare. Erano le quattro del mattino. I naufraghi avevano mezzo il corpo nell’acqua, ed il pallone, facendo vela, li trascinò per molte ore.

«Sul far del giorno si trovarono in faccia a Pesaro, a quattro miglia dalla costa. Stavano per approdarvi, quando un colpo di vento li respinse in alto mare. Erano perduti. Le barche, spaventate, fuggivano al loro appressarsi! Per buona sorte, un navigante più istruito si accostò ad essi, li issò a bordo e li sbarcò a Ferrada.

«Terribile viaggio, non è vero? Ma Zambecarri era uomo energico e coraggioso; ristabilito appena, ricominciò le sue