Pagina:Verri - Le avventure di Saffo e la Faoniade, Parigi, Molini, 1790.djvu/190

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mirato. Saffo aveva sempre con ostinate pupille guardato a seconda della prora, affine di scoprire il tanto bramato lido, in cui ella sperava, non solo di rivedere il fuggitivo garzone, ma anche di acquistarlo cogli artificj delle amorose proteste. E quindi stanca dello sforzo, con cui tenea fisso lo sguardo, si pose a giacere sulla prora, senz’altro conforto che i suoi pensieri, a’ quali niuno altro oggetto potea paragonarsi, quanto l’instabile flutto, a cui affidava il suo destino. Ma finalmente si udiva il vicino muggito delle vampe dell’etna, e senza fatica discerneva l’occhio le caliginose pietre, che la di lui rauca gola vomitava quasi con minaccia al cielo. Rivolsero i Nocchieri la prora alle arene, che già sorgevano dalle acque raccolte in largo seno, piacevole ricovero de’ naviganti. Non più il vento, siccome nell’ampio mare, spingeva le vele gonfie: ma lo trattenevano i promontorj, che si stendevano dall’una e dall’altra parte del seno, entro del mare; e però