Pagina:Verri - Osservazioni sulla tortura, Milano 1843.djvu/34

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narrazione medesima del reato, e vi si scorge il sugo de’ romanzi forzatamente creati colla tortura: io ne compilerò l’estratto semplicemente, giacché troppo riuscirebbe di tedio l’intiera narrazione, e porrò in margine le osservazioni opportune. Risultò adunque la diceria seguente:

Circa al principio del mese di maggio il cavaliere di Padilla vicino alla chiesa di S. Lorenzo parlò al barbiere Giacomo Mora1, ordinandogli che facesse un unto da applicare ai muri e porte onde risultasse la morte delle persone2, assicurandolo che danari non ne sarebbero mancati, e non temesse, perché avrebbe trovato molti compagni3. Indi altra volta, pochi giorni dopo, gli diede delle dobble perché ungesse, e vi era presente un gentiluomo Crivelli; e il trattato fu fatto da certo D. Pietro di Saragozza4; indi il barbiere allora fu avvisato che i banchieri Giulio Sanguinetti e Gerolamo Turcone avevano ordine di somministrare tutto il danaro occorrente a chiunque andava da essi in nome di D. Giovanni de Padilla5. Carlo Vedano poi, maestro di scherma, fu il mezzano per indurre Gian-Stefano Baruello a fare di queste unzioni6, e condusse il Baruello sulla piazza del Castello, ove ritrovavansi Pietro Francesco Fontana, Michele Tamburino, un prete e due altri vestiti alla francese, ove dal

  1. Il cavaliere di Padilla risulta dallo stesso processo, che non fu a Milano che un giorno di volo la settimana santa, e un altro di volo il giorno di S. Pietro. Lo dicono tre suoi servitori esaminati; lo dice il Vedano esaminato. Risulta, che nel rimanente fu sempre all’armata verso Casale, Mortara, ecc., alla testa della sua compagnia. Dunque al principio di maggio non poteva essere a parlare col Mora vicino a S. Lorenzo in Milano.
  2. Bella e verisimile ordinazione! Questa è veramente una commissione di leggiera importanza, e soprattutto facilissima ad eseguirsi! Questa proposizione si farebbe poi così di slancio a un padre di famiglia, che vive onoratamente del suo mestiero? Si crederà che io mutili il reato, tanto è irragionevole.
  3. Appunto il pericolo da temere in ogni caso era d’aver compagni che lo scoprissero
  4. Dieci persone esaminate del castello ed altri se conoscessero D. Pietro di Saragozza, nessuno seppe dare indizio che fosse al mondo uno di questo nome, e il cavaliere di Padilla disse di non averlo mai inteso nominare.
  5. I due miserabili banchieri furono crudelmente torturati, perchè dissero di non aver ricevuto quest’ordine e di non aver consegnato danaro alcuno. Ne’ loro libri non si trovò annotazione veruna, e si credette che dessero il danaro a chiunque si presentava col nome di Padilla, senza riceverne una quitanza.
  6. Il miserabile Vedano torturato con il canapo potè fra gli spasimi reggere, e in mezzo agli orrori sostenne di non ne sapere niente.