Pagina:Verri - Osservazioni sulla tortura, Milano 1843.djvu/37

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« Resp. Perchè non ho mai parlato con lui.

« Int. Chi è questo lui?.

« Resp. È il figliuolo del signor castellano.

« Ei dicto: Perché questa mattina interrogato se si è risoluto a dire la verità meglio di quel che fece jeri sera, ha prorotto in queste parole: perchè io ne sono innocente di quella cosa che mi imputano, le quali parole, oltrechè sono fuori di proposito, non essendo mai stato interrogato sopra imputazione che gli sia stata data, mostrano ancora che esso sappia d’essere imputato di qualche cosa: e pure interrogato che imputazione sia questa, ha detto di non saperlo: onde se gli dice, che oltrechè si vuol sapere da lui perché ha detto quella risposta fuori di proposito, si vuol anche sapere che imputazione è quella che gli vien data1.

« Resp. Io ho detto così perchè non ho fallato.

« Ei dicto denuo: Perchè interrogato se quando passò sopra la piazza del Castello col detto Baruello videro alcuno, ha risposto prima di no, poi ha soggiunto: ma, signore, vi erano della gente, che andavano innanzi e indietro; e dettogli perché dunque aveva detto, signor no, ha risposto: io m’era inteso se aveva veduto dei nostri compagni, soggiungendo: no, signore, siano per la Vergine santissima, che non ho fallato; le quali parole ultime, come sono state fuori di proposito, non essendo egli finora stato interrogato di alcun delitto specificatamente, così mettono in necessità il giudice di voler sapere perché le ha dette, e però s’interroga ora perchè dica, perchè ha detto quelle parole fuori di proposito con tanta esagerazione.

« Resp. Perché non ho fallato.

« Ei dicto: che sopra tutte le cose che è stato interrogato adesso si vuole più opportuna risposta, altrimenti si verrà ai tormenti per averla2.

« Resp. Torno a dire che non ho fallato, ed ho tanta fede nella Vergine santissima che mi ajuterà, perchè non ho fallato, non ho fallato3.

« Tunc jussum fuit duci ad locum Eculei, et ibi torturae subjici, adhibita etiam legatura canubis4 ad effectum ut opportune respon-

  1. Era pubblica la diceria del cavaliere di Padilla. Il Baruello gli aveva sostenuto il suo romanzo in faccia, che lo faceva mediatore del trattato dell’unto. Era chiara l’imputazione.
  2. Per simili ricercate cavillazioni porre un uomo ai tormenti!
  3. Il suo modo di esprimersi era, come si vede, di ripetere le sue frasi, come qui: non ho fallato, non ho fallato; e sopra: signor no, signor no, ecc.
  4. Questa legatura di canapo era una matassa, colla quale si cingeva il pugno della mano e torcevasi tanto, sincchè staccatasi la mano e slogata affatto dall’osso del braccio, si ripiegava sul braccio istesso.