Pagina:Versi del conte Giacomo Leopardi.djvu/16

Da Wikisource.

( 16 )

lo spavento notturno

IDILLIO V



Alceta

Odi, Melisso: io vo’ contarti un sogno
Di questa notte, che mi torna a mente
In riveder la luna. Io me ne stava
A la finestra che risponde al prato,
Guardando in alto: ed ecco a l’improvviso
Distaccasi la luna; e mi parea
Che quanto nel cader s’approssimava,
Tanto crescesse al guardo; infin che venne
A dar di colpo in mezzo al prato; ed era
Grande quanto una secchia, e di scintille
Vomitava una nebbia, che stridea
Sì forte come quando un carbon vivo
Ne l’acqua immergi e spegni. Anzi a quel modo
La luna, come ho detto, in mezzo al prato
Si spegneva, annerando, a poco a poco;
E ne fumavan l’erbe intorno intorno.
Allor mirando in ciel, vidi rimaso
Come un barlume, o un’orma, anzi una nicchia,
Ond’ella fosse svelta: in guisa ch’io
N’agghiacciava; e ancor non m’assicuro.