Pagina:Versi di Giacomo Zanella.djvu/26

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12 milton e galileo

Le sue catene impor. Quale ti vidi,
O già dai laghi di Giudea venuta,
Pescatrice de’ cor, Chiesa di Dio,
Fondata in povertà! Vidi delubri
245Sulle cui cime il sol che s’era ascoso
In occidente, ancor splendeva: in giro
Sovra rupi di porfido curvarsi
Vidi le volte olimpiche; e di bronzo
Ondanti padiglioni e simulacri
250Meravigliosi di grandezza e d’arte
Cinger la tomba di colui, che visse
D’una rete contento. Ah, non di Cristo
L’umile banditor, ma d’Orïente
Gioiellata barbarica possanza
255Contemplar mi parea, quando soffolto
Da mitrate falangi e circonfuso
D’una notte d’incensi, in aureo trono,
Cui fean le piume del pavon ventaglio,
Sulla testa de’ popoli passava,
260Come corrusca nuvola che sfiora
Rispianato oceàno. O delle chiavi,
Che disserrano i cieli, arbitro santo!
O tolto all’amo ed all’officio assunto
Di sovrano pastor, perchè la terra
265D’agi e di pompe noncuranza apprenda,
E povertade, in te guardando, onori;
Così l’obbligo adempi? Oh, valicati
Mai non avesse Carlo Magno i monti;