Pagina:Versi di Giacomo Zanella.djvu/287

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il sogno. 273


     Un indomito amor fatiche estreme
Insegna a tollerar: verghe e tormenti,
99Quando spira verace, amor non teme.

     Ch’io d’Admeto pascessi i bianchi armenti
Fatto pastor, non credere che sia
102Fola canora di giocose menti.

     Meco non era allor la cetra mia;
Nè potea de’ sonanti inni la piena
105Disposar delle corde all’armonia;

     Ma sovra rozza boschereccia avena
Io, di Latona il gran figlio e di Giove,
108Rustico carme modulava appena.

     Nella corte d’amor sono ben nove
L’orme tue, giovanetto, se non sai
111Curvar le spalle a simiglianti prove.

     Dunque persisti, nè ritrarti mai
Dalla preghiera: non è cor sì duro
114Che alfin non ceda agli amorosi lai.

     Che se da’ miei delubri non oscuro
Esce il responso, e quanto il ferreo dito
117Scrive de’ fati io leggo nel futuro,

Zanella 18