Pagina:Versi di Giacomo Zanella.djvu/400

Da Wikisource.
386 la caduta delle foglie.


     Già morte di sue nere ombre ti fascia;
Più del pallido autunno, o giovinetto,
     Hai tu pallido il viso; e cruda ambascia
20Con sordo dente ti consuma il petto.

     Cadran questi tuoi vaghi anni felici
Appassiti cadran, pria che appassite
     Sien l’erbette ne’ prati e le pendici
24Veggan di fronde povera la vite.

     Io muoio, io muoio! Col suo freddo fiato
Aura letal m’è corsa in ogni vena;
     Ecco il decembre io mi ritrovo allato,
28Quando alle spalle aveva il maggio appena.

     Frale arboscello, in un mattin distrutto,
Non avea che verzura e qualche fiore;
     Ecco cascano i fior; nè dolce frutto
32Fia che rallegri il ramoscel che muore.

     Cadi, cadi frequente, amica foglia;
Cela il tristo sentiero; al duol materno
     Cela la fossa, dove nuda spoglia
36Dormirò col dì novo il sonno eterno.

     Ma se sul vespro scompagnata e mesta
A cercarmi verrà la fida amante,
     Tu pia col lieve tuo romor mi desta,
40E felice il mio spirito abbia un istante.”