Pagina:Versi di Giuseppe Giusti.djvu/35

Da Wikisource.

all'amica lontana. 11


Se il venticel con leggerissim’ala
     Increspa l'onda che lieve t’accoglie,
     27E sussurrando esala
     Intorno a te dei fiori e delle foglie
     Il balsamo, rapito
     30Lunge ai pomarii dell’opposto lito;

Dirai: quest’onda che si lagna, e questo
     Acre commosso da soave fiato.
     33Un detto, un pensier mesto
     Sarà del giovinetto innamorato,
     Cui deserta e sgradita
     36Non divisa con me fugge la vita.

Quando sull’onda il turbine imperversa
     Alti spingendo al lido i flutti amari,
     39E oscurità si versa
     Sull'ampia solitudine dei mari,
     Guardando da lontano
     42L’ira e i perigli del ceruleo piano;

Pensa, o cara, che in me rugge sovente
     Di mille e mille affetti egual procella:
     45Ma se l’aere fremente
     Raggio dirada di benigna stella,
     È il tuo sereno aspetto
     48Che reca pace all'agitato petto.

Anch’io mesto vagando all’Arno in riva,
     Teco parlo e deliro, e veder parmi
     51Come persona viva
     Te muover dolcemente a consolarmi:
     Riscosso alla tua voce
     54Nell’imo petto il cor balza veloce.