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Pagina:Versi di Giuseppe Giusti.djvu/374

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350 frammento.


Non ha tanto cordame un bastimento
     Quanto n’hanno costor, che ricerchiati
     Vanno di qui e di là come una botte:
     Diversamente son tanto sfrollati,
     Che se non li reggesse il finimento
     Si disfarebber come pere cotte.
     Quando arriva la notte,
     Svita pezzo per pezzo il cameriere,
     E ripostigli mezzi in un cassetto,
     Versa il resto nel letto;
     Ma proprio è un far la zuppa nel paniere.

Oh quante volte, tutta spaventata,
     Si vide far la Venere bigotta
     Invece d’un inchino un traballone!
     Oh quante volte differì la gotta
     Le visite amorose, e soffocata
     Restò nell’asma una dichiarazione!
     «Di tanta affezïone»
     Disse un di lor toccandosi la zucca
     «Dolce pegno, amor mio, resti tra noi:»
     E non potendo i suoi,
     Un ricciolo tagliò della parrucca.

Insorse un dì rivalità d’amore
     Fra loro, e per seguirne era una strage;
     Ma tirò vento e disturbò l’assalto;
     Tenerli bisognò nella bambage
     Tre mesi, e ogni Speziale, ogni Dottore,
     Ed ogni Ciuca prendere in appalto:
     Le fiere grucce in alto,
     I formidabilissimi accidenti
     Brandian con un catarro da leoni;
     Eran cinque i campioni,
     E in cinque digrignavano tre denti.