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Da Sesto al Naviglio. | 137 |
Poichè il Ticino esce da profondo lago, e altronde le arene sue hanno dell’oro in pagliuzze, che raccolgonsi con vantaggio al disopra e al disotto di Pavia, e sulla sponda del Po medesimo, alcuni immaginarono che quest’oro venisse da’ monti, ove ne sono le miniere, come superiormente osservammo, e vi fosse stato trasportato prima della formazione de’ laghi, nel fondo de’ quali ora precipiterebbe, se p. e. l'Anza, l'Ovesca e la Tosa ne portassero ancora. Ma altri, e fra questi il ch. nostro sig. cav. Bossi1, osservano che noi non abbiamo nelle miniere nostre oro nativo, qual è quello delle pagliuzze d’oro esistenti fra le arene, ma bensì oro larvato, cioè mineralizzato con altre sostanze, e che ben è più naturale che tali pagliuzze sieno state sparse fra le arene originariamente, o venute sieno da miniere e monti che or più non esistono. Il mezzo d'estrarre tali pagliuzze dall'arena non è, com’egli osserva, il più opportuno; e converrebbe adottare quello degli Zingari d’Ongheria, che consiste in una tavola, la quale ha per traverso 24 scanalature profonde circa mezzo pollice. Tengono
- ↑ Mémoires de l'Acad. royale des Sciences etc. de Turin, pour les années xii et xiii. Prem. Part. à la fin.
il monte che univa la sponda d’Arona a quella d’Angera, s'aprì per quella via la strada. Che rimote epoche!