Pagina:Viaggio in Dalmazia.djvu/333

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terra s’incontrano per que’ luoghi vicini al mare, ed anche ne’ più internati fra’ monti.

L’amenità della piaggia, la fecondità de’ terreni, l’opportunità della situazione rispettivamente al commercio delle Provincie interiori col mare, la ricca pescagione di quelle acque deggiono aver invitato le antiche Nazioni quantunque barbare a stabilirvisi, e dalla coltura sconsigliata de’ vicini monti, e dal taglio de’ boschi, che que’ popoli si saranno trovati in necessità di fare per provvedere a’ bisogni loro, deesi peravventura ripetere il deterioramento della contrada, l’inghiajamento de’ fondi litorali, e la sfrenatezza furiosa delle acque montane, che ne rendono inabitabile qualche porzione.

Macarska è a’ giorni nostri la sola Città, che vi s’incontri, e dalla situazione sua si puote arguire, che sia sorta dalle rovine dell’antico Rataneum di Plinio il quale dev’essere stato la cosa medesima, che ’l Retino di Dione1. Le grotte sotterranee, che in que’ contorni assai moltiplicate si trovano, sono analoghe a quelle, che a detta dello Storico intorno a Retino s’internavano nelle viscere de’ monti, e nelle quali ritiraronsi i Retinesi dopo d’avere incendiato la Città loro con dentro i Romani, che l’aveano presa d’assalto. La totale distruzione di Retino non fece però abbandonare totalmente quel sito; da Procopio trovasi detto Muchirum, e nel VI secolo trovasi chiamato Mucarum. Dal Concilio Salonitano conservatoci da Tommaso Arcidiacono si rileva che in quella età fu istituito un Vescovo Mucarense. La Lapida sepolcrale di Stefano, che il primo occupò quella Sede, fu disotterrata a’ dì nostri.

  1. Dio. Cass. Lib. LVI.