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per quest’istesso balordi, non si fussero risentiti ch’a spinte di violentissime passioni — [dánno a congetturare che] dovettero formare le prime loro lingue cantando.
LX
231Le lingue debbon aver incominciato da voci monosillabe; come, nella presente copia di parlari articolati ne’ quali nascon ora, i fanciulli, quantunque abbiano mollissime le fibbre dell’istrumento necessario ad articolare la favella, da tali voci incominciano.
LXI
232Il verso eroico è lo piú antico di tutti e lo spondaico il piú tardo, e dentro si truoverá il verso eroico esser nato spondaico.
LXII
233Il verso giambico è ’l piú somigliante alla prosa, e ’l giambo è «piede presto», come vien diffinito da Orazio.
234Queste due degnitá ultime dánno a congetturare che andarono con pari passi a spedirsi e l’idee e le lingue.
235Tutte queste degnitá, dalla quarantesimasettima incominciando, insieme con le sopra proposte per principi di tutte l’altre, compiono tutta la ragion poetica nelle sue parti, che sono: la favola, il costume e suo decoro, la sentenza, la locuzione e la di lei evidenza, l’allegoria, il canto e per ultimo il verso. E le sette ultime convincon altresí che fu prima il parlar in verso e poi il parlar in prosa appo tutte le nazioni.
LXIII
236La mente umana è inchinata naturalmente co’ sensi a vedersi fuori nel corpo, e con molta difficultá per mezzo della riflessione ad intendere se medesima.