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286 libro secondo - sezione quinta - capo secondo


caducarle fino dagli antichissimi tempi ch’i primi padri del gener umano occuparono le prime terre vacue, la qual occupazione è ’l fonte originario di tutti i domini del mondo; i quali padri poi, unendosi in cittá, delle loro potestá paterne fecero la potestá civile, e de’ loro privati patrimoni fecero il patrimonio pubblico, il quale s’appella «erario»; e che i patrimoni de’ cittadini vadano di privato in privato con qualitá di retaggi, ma, ricadendo al fisco, riprendano l’antichissima prima qualitá di peculi.

604Qui, nella generazione delle loro repubbliche eroiche, fantasticarono i poeti eroi l’undecima divinitá maggiore, che fu Mercurio. Il quale porta a’ famoli ammutinati la legge nella verga divina (parola reale degli auspici), ch’è la verga con cui Mercurio richiama l’anime dall’Orco, come narra Virgilio (richiama a vita socievole i clienti, che, usciti dalla protezione degli eroi, erano tornati a disperdersi nello stato eslege, ch’è l’Orco de’ poeti, il quale divoravasi il tutto degli uomini, come appresso si spiegherá). Tal verga ci vien descritta con una o due serpi avvoltevi (che dovetter esser spoglie di serpi, significanti il dominio bonitario che si rillasciava lor dagli eroi, e ’l dominio quiritario che questi si riserbavano), con due ali in capo alla verga (per significar il dominio eminente degli ordini) e con un cappello pur alato (per raffermarne l’alta ragione sovrana libera, come il cappello restò geroglifico di libertá); oltre di ciò, con l’ali a’ talloni (in significazione che ’l dominio de’ fondi era de’ senati regnanti), e tutto il rimanente si porta nudo (perché portava loro un dominio nudo di civile solennitá, e che tutto consisteva nel pudor degli eroi, appunto quali nude vedemmo sopra essere state finte Venere con le Grazie). Talché dall’uccello d’Idantura, col quale voleva dir a Dario ch’esso era sovrano signor della Scizia per gli auspíci che vi aveva, i greci ne spiccarono l’ali, per significare ragioni eroiche; e finalmente, con lingua articolata, i romani in astratto dissero «auspicia esse sua», per gli quali volevano dimostrar alla plebe ch’erano propie loro tutte le civili eroiche ragioni e diritti. Sicché questa verga alata di Mer-