Pagina:Vico, Giambattista – La scienza nuova seconda, Vol. I, 1928 – BEIC 1964037.djvu/67

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annotazioni alla tavola cronologica 61


95Ma per la natura di queste cose civili [è da reputare impossibile] che, per confini vietati anco dagli umanissimi egizi (i quali furono cosí inospitali a’ greci lunga etá dopo ch’avevano aperto loro l’Egitto, ch’erano vietati d’usar pentola, schidone, coltello ed anco carne tagliata col coltello che fusse greco), per cammini aspri ed infesti, senza alcuna comunanza di lingue, tra gli ebrei, che solevano motteggiarsi da’ gentili ch’allo straniero assetato non additassero il fonte, i profeti avessero profanato la loro sagra dottrina a’ stranieri, uomini nuovi e ad essolor sconosciuti, la quale in tutte le nazioni del mondo i sacerdoti custodivano arcana al volgo delle loro medesime plebi, ond’ella ha avuto appo tutte il nome di «sagra», ch’è tanto dire quanto «segreta». E ne risulta una pruova piú luminosa per la veritá della cristiana religione, che Pittagora, che Platone, in forza di umana sublimissima scienza, si fussero alquanto alzati alla cognizione delle divine veritá, delle quali gli ebrei erano stati addottrinati dal vero Dio; e, al contrario, ne nasce una grave confutazione dell’errore de’ mitologi ultimi, i quali credono che le favole sieno storie sagre, corrotte dalle nazioni gentili e sopra tutti da’ greci. E, benché gli egizi praticarono con gli ebrei nella loro cattivitá, però, per un costume comune de’ primi popoli, che qui dentro sará dimostro, di tener i vinti per uomini senza dèi, eglino della religione e storia ebraica fecero anzi beffe che conto; i quali, come narra il sacro Genesi, sovente per ischerno domandavano agli ebrei perché lo Dio ch’essi adoravano non veniva a liberargli dalle lor mani.

XXXV

[Servio Tullio re. — Anni del mondo 3468, di Roma 225]

96Il quale, con comun errore, è stato finor creduto d’aver ordinato in Roma il censo pianta della libertá popolare, il quale dentro si truoverá essere stato censo pianta di libertá signorile. Il qual errore va di concerto con quell’altro onde si è pur creduto finora che, ne’ tempi ne’ quali il debitor