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60 libro primo - sezione prima


innanzi, Ercole tebano con uccider mostri e tiranni era andato per lo mondo disseminando l’umanitá; ed alle quali medesime, lunga etá dopo, essi greci vantavano d’averla insegnata, ma non con tanto profitto che pure non restassero barbare. Tanto ha di serioso e grave la succession delle scuole della filosofia barbaresca che dice l’Ornio, alquanto piú sopra accennata, alla quale la boria de’ dotti ha cotanto applaudito!

94Che hassi a dire se fa necessitá qui l’autoritá di Lattanzio, che risolutamente niega Pittagora essere stato discepolo d’Isaia? La qual autoritá si rende gravissima per un luogo di Giuseffo ebreo nell’Antichitá giudaiche, che pruova gli ebrei, a’ tempi di Omero e di Pittagora, aver vivuto sconosciuti ad esse vicine loro mediterranee, nonché all’oltramarine lontanissime nazioni. Perché a Tolomeo Filadelfo, che si maravigliava perché delle leggi mosaiche né poeta né storico alcuno avesse fatto veruna menzione giammai, Demetrio ebreo rispose essere stati puniti miracolosamente da Dio alcuni che attentato avevano di narrarle a’ gentili, come Teopompo che ne fu privato del senno, e Teodette che lo fu della vista. Quindi esso Giuseffo confessa generosamente questa lor oscurezza, e ne rende queste cagioni: «Noi — dic’egli — non abitiamo sulle marine, né ci dilettiamo di mercantare e per cagione di traffichi praticare con gli stranieri». Sul quale costume Lattanzio riflette essere stato ciò consiglio della provvedenza divina, acciocché coi commerzi gentileschi non si profanasse la religione del vero Dio; nel qual detto egli è Lattanzio seguito da Pier Cuneo, De republica hebraeorum. Tutto ciò si ferma con una confession pubblica d’essi ebrei, i quali per la versione de’ Settanta facevan ogni anno un solenne digiuno nel dí otto di tebet, ovvero dicembre; perocché, quando ella uscí, tre giorni di tenebre furon per tutto il mondo, come sui libri rabbinici l’osservarono il Casaubuono nell’Esercitazioni sopra gli Annali del Baronio, il Buxtorfio nella Sinagoga giudaica e l’Ottingero nel Tesoro filologico. E perché i giudei grecanti, dett’«ellenisti», tra’ quali fu Aristea, detto capo di essa versione, le attribuivano una divina autoritá, i giudei gerosolomitani gli odiavano mortalmente.