Pagina:Vico, Giambattista – La scienza nuova seconda, Vol. II, 1928 – BEIC 1964822.djvu/163

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sopra un’eterna repubblica naturale, in ciascheduna
sua spezie ottima, dalla divina provvidenza ordinata.

1097Conchiudiamo adunque quest’opera con Platone, il quale fa una quarta spezie di repubblica, nella quale gli uomini onesti e dabbene fussero supremi signori; che sarebbe la vera aristocrazia naturale. Tal repubblica, la qual intese Platone, cosí condusse la provvidenza da’ primi incominciamenti delle nazioni, ordinando che gli uomini di gigantesche stature, piú forti, che dovevano divagare per l’alture de’ monti, come fanno le fiere che sono di piú forti nature, eglino, a’ primi fulmini dopo l’universale diluvio, da se stessi atterrandosi per entro le grotte de’ monti, s’assoggettissero ad una forza superiore, ch’immaginarono Giove, e, tutti stupore quanto erano tutti orgoglio e fierezza, essi s’umiliassero ad una divinitá. Ché, ’n tal ordine di cose umane, non si può intender altro consiglio essere stato adoperato dalla provvedenza divina per fermargli dal loro bestial errore entro la gran selva della terra, affine d’introdurvi l’ordine delle cose umane civili.

1098Perché quivi si formò uno stato di repubbliche, per cosí dire, monastiche, ovvero di solitari sovrani, sotto il governo d’un Ottimo Massimo, ch’essi stessi si finsero e si credettero al balenar di que’ fulmini, tra’ quali rifulse loro questo vero lume di Dio: — ch’egli governi gli uomini; — onde poi tutte lor umane utilitá loro somministrate e tutti gli aiuti pórti nelle lor umane necessitá immaginarono esser dèi e, come tali, gli temettero e riverirono. Quindi, tra forti freni di spaventosa superstizione e pugnentissimi stimoli di libidine bestiale (i quali entrambi in tali uomini dovetter esser violentissimi), perché