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sezione prima 179


degli egizi, ch’è ’l Cam dell’Asia meridionale e dell’Affrica, [SN2] sarebbe su questa Tavola da porsi [CMA4 ] a manca di Zoroaste, [CMA3], ch’è la razza empia di Sem sparsa per l’Asia orientale, e di [SN2] Giafet, ch’è ’l Giapeto dell’Asia settentrionale e dell’Europa, nel livello della divisione che fecero della terra i tre figliuoli di Noè. E per questo istesso luogo di Giamblico.

1151[70] Quindi, come da vecchio covile, esce un gran mostro di cronologia: che da Elleno a Giapeto corrono due vite, di Deucalione e Prometeo, viva pur ciascuno cinquanta anni (quando i cronologi le vite incerte stabiliscono di trenta e poco piú), e si abbiano corso cento anni. Ma ne corrono quattrocentoventicinque! Questi mostri ha nudrito nascostamente finora per la cronologia l’oppenione d’essere stati particolari uomini quelli che ci ha narrato la storia favolosa! Da quest’Elleno i greci natii si disser «elleni»..... ond’essi eran venuti colonie in Italia, ed altretanto ne seppero i latini, mentre si formaron la lingua. Perché tal voce.....

1152[80]. Della qual riprensione è una particella quella che degli dèi della gentilitá fa sant’Agostino [CMA3 ] per questo motivo preso dall’Eunuco di Terenzio, a cui ora noi soggiugniamo queste ponderazioni. Che ’l Cherea si finge dal poeta un giovinetto di sedici anni, d’una sublime ardente natura, giudice di bellezze d’un gusto raffinatissimo, che di niuna si era fin allor compiaciuto, come il professa col suo amico Antifone. S’innamora della schiava ad un’occhiata, in vedendola per istrada passare (che dá ad intendere di che bellezza luminosa ella fusse); e ne concepisce all’istante un amore cosí perduto, che un gentiluomo ateniese, cioè a dire della cittá la quale dappertutto spirava beninteso, convenevole ed aggiustato, soffre travvestirsi da eunuco, e da vile schiavo di esser menato da Parmenone, suo servo, a servire una meretrice di Taide; e faceva fine di tutti i suoi disidèri il poterla vedere, parlarle, talora mangiarvi insieme e dormirle alcuna volta da presso. Ma, in guardare la pittura di Giove, il quale, cangiato in pioggia d’oro, si giace con Danae, quell’ardire che non gli diedero tante e si possenti naturali cagioni, da tal divino esemplo prende di violarla.

1153[89] ...... potessero veleggiar un intiero giorno. [CMA3 ] Tal veritá osservò Omero quando portossi in Egitto, dove narra che la moglie del re Tono aveva ad Elena donato il nepente; della cui simigliarne maniera dev’essere stato in Fenicia, dov’Elena pur aveva da’grandi ricevuti de’gran doni; e quivi narra l’isola di Calipso, detta Ogigia.