Pagina:Vico, Giambattista – La scienza nuova seconda, Vol. II, 1928 – BEIC 1964822.djvu/187

Da Wikisource.

sezione prima 181


romana con due potestá somme legislatrici, indistinte ne’ distretti, nelle materie e ne’ tempi (che è un gran mostro di repubblica); perché non ne han saputo intendere il linguaggio: che, di ciò ch’avesse la plebe comandato con le leggi tribunizie, non potesse il popolo comandar il contrario con le leggi consolari. Lo che appresso sará da noi ad evidenza dimostrato di fatto: basta qui che vediamo un’idea per ipotesi.

1157[112] Con uguali passi, gli stessi tribuni s’avvanzarono nella potestá di comandare le leggi. Perocché prima i loro plebisciti non eran altro che dichiarazioni che faceva la plebe de’ nobili ad essolei esosi, perocché fussero gravi alla sua libertá, [CMA3] come aveva fatto a Coriolano. [SN2] Perché non poterono da principio certamente i loro plebisciti comandar pena, perché la plebe non aveva imperi; onde crediamo che i primi plebisciti romani sieno stati gli stessi che gli ostracismi d’Atene, co’ quali i chiari cittadini prendevansi per diece anni l’esiglio, e l’esiglio appo romani fin a’ tempi de’ principi non fu spezie di pena, ma scampo. Ma ne’ tempi di Filone dovettero giugnere i plebei a comandar leggi universali, [CMA3] come dalla storia delle leggi romane chiaramente apparisce averne di fatto comandate molte. [SN2] Quindi, essendo la repubblica romana caduta in questo grandissimo disordine, di nudrire dentro il suo seno due potestá, ..... ordinò che d’intorno a ciò che la plebe avesse comandato ne’ comizi tributi, ne’ quali prevalevano i plebei, siccome quelli da’ quali si davano i voti per teste, i quiriti, i romani in adunanza (ché tanto, propiamente, suona tal voce, né «quirite» nel numero del meno si è detto mai), fussero da’ plebisciti obbligati. Che è tanto dire quanto non potessero ordinare leggi a quelli contrarie ne’ comizi centuriati, ne’ quali prelevavan i nobili, siccome quelli ch’ivi davan i voti per patrimoni. [CMA4] Onde, perché ne’ comizi centuriati prevalevano i senatori, pesandovisi i voti per patrimoni, e ne’ comizi tributi prevalevano i plebei, numerandovisi i voti per teste, avevano la ragione i padri di lamentarsi, appo Livio, ch’avevano perduto piú in pace ch’acquistato in guerra quell’anno, nel quale pur fecero i romani molte e grandi conquiste. Per tutto ciò, essendo giá, per leggi nelle quali essi nobili erano convenuti.....

1158[115].....Il qual grand’effetto di cose romane, se non com’in sua propria cagione regge sulla ragion eterna de’ feudi (da noi scoverta nell’opera, schiarita nell’Annotazioni e molto piú avva-