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sezione quinta 219


regine era il tesser la tela. È molto da avvertirsi che si patteggia la legge della vittoria.....

1280[644] Onde l’antichissime leghe delle dodici cittá dell’Ionia, delle dodici cittá di Toscana, delle quarantasette latine sono sogni eruditi; né Servio Tullio, né Tarquinio Superbo, narratici da Dionigi d’Alicarnasso essere stati capitani della latina guerra albata, sono altrimenti da prendersi che quali Ulisse ed Enea furono capitani de’ loro soci. E la lega delle Gallie sotto Vercingentorige e de’ Germani sotto d’Arminio non furono dettate da altro che dall’aver Cesare e Germanico fatta lor con l’armi un’uguale necessitá di difendersi. Ch’altrimente, non tócchi, se ne sarebbono stati come fiere dentro le tane de’ loro confini, seguitando a celebrare la vita selvaggia ritirata e solitaria de’ polifemi, ch’abbiam sopra dimostrata.

1281[657] ..... cosí noi la legge delle XII Tavole possiam chiamare «ius naturale gentium romanorum» . Perché sei credano da oggi innanzi gli sciocchi che ne’ primi tempi di Roma vi fusse stata costumanza onde le figliuole venissero ab intestato alla successione de’ lor padri, e che la legge delle XII Tavole l’avesse riconosciuta. Perché ’l famoso «ius quiritium romanorum» ne’ suoi primi tempi era propiamente diritto di romani armati in adunanza (come si è detto), di cui o totale o primaria dipendenza era il dominio quiritario: dominio per ragion d’armi, il quale tra gli altri modi si acquistava con le successioni legittime; e, perché le donne non ebbero in niuna nazione il diritto dell’armi, quindi appo tutte restaron escluse dall’adunanze pubbliche, e particolarmente tra’ romani rimasero in perpetua tutela o de’ padri o de’ mariti o d’altri loro congionti.

CAPITOLO SETTIMO

1282[664] Non vogliam qui accrescere di piú confusione e lui e tutti gli altri politici e critici romani ed eruditi interpetri della romana ragione, con ricordar loro le riflessioni che dovevan fare sopra il regno romano, per trarne dagli effetti la natura, se fusse stato monarchico o aristocratico; lo che abbiam fatto nella Scienza nuova prima. Solamente gli avvertiamo che non hanno pur un autor romano che loro assista, anzi che non sia loro contrario. Vaglia per tutti Livio, il quale, in narrando l’ordinamento fatto