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18 libro terzo - sezione prima - capo quinto


scandalose, ed alla fine incredibili; che sono sette fonti della difficultá delle favole, i quali di leggieri si possono rincontrare in tutto il secondo libro.

V

815E, come nel medesimo libro si è dimostrato, cosí guaste e corrotte da Omero furono ricevute.

VI

816Che i caratteri poetici, ne’ quali consiste l’essenza delle favole, nacquero da necessitá di natura, incapace d’astrarne le forme e le propietá da’ subbietti; e, ’n conseguenza, dovett’essere maniera di pensare d’intieri popoli, che fussero stati messi dentro tal necessitá di natura, ch’è ne’ tempi della loro maggior barbarie. Delle quali è eterna propietá d’ingrandir sempre l’idee de’ particolari: di che vi ha un bel luogo d’Aristotele ne’ Libri morali, ove riflette che gli uomini di corte idee d’ogni particolare fan massime. Del qual detto dev’essere la ragione: perché la mente umana, la qual è indiffinita, essendo angustiata dalla robustezza de’ sensi, non può altamente celebrare la sua presso che divina natura che con la fantasia ingrandir essi particolari. Onde forse, appresso i poeti greci egualmente e latini, le immagini come degli dèi cosí degli eroi compariscono sempre maggiori di quelle degli uomini; e ne’ tempi barbari ritornati le dipinture, particolarmente del Padre eterno, di Gesú Cristo, della Vergine Maria, si veggono d’una eccedente grandezza.

VII

817Perché i barbari mancano di riflessione, la qual, mal usata, è madre della menzogna, i primi poeti latini eroici cantaron istorie vere, cioè le guerre romane. E ne’ tempi barbari ritornati, per sí fatta natura della barbarie, gli stessi poeti latini